“Nella bella e moderna chiesa da voi costruita, sentirete vicino il Signore, ed io spero che con la solenne benedizione di questa nuova Casa di Dio, si possa realizzare una più intensa animazione cristiana della cara comunità parrocchiale di Cecchini”. Così il Vescovo di allora, Abramo Freschi.
Correva l’anno 1982 e, precisamente il 7 marzo, venne benedetta solennemente la nuova chiesa iniziata dal Parroco don Olivo Raffin e portata a termine dal suo successore don Franco Zanus.
L’idea di costruire una nuova chiesa nacque dopo la disastrosa alluvione del 1966 per desiderio del vescovo di allora, mons. Vittorio De Zanche.
L’incarico venne affidato all’architetto Nino Donadon di Pordenone, progettista che ha segnato il tessuto urbanistico di Pordenone in pieno slancio industriale e demografico, con progetti caratterizzati da una sintesi tra tecnologia, tecniche costruttive e ricerca formale. Suoi sono i progetti dell’ospedale “Santa Maria degli Angeli”, del palazzo Brieda di viale Marconi e del complesso residenziale Ariston, realizzati tra gli anni Sessanta e Settanta.
I lavori della chiesa iniziarono a luglio del 1973 e si arrivò al tetto nel 1975. Poi il cantiere si bloccò per mancanza di fondi.
Don Olivo ne soffrì molto, bussò a tante porte, ma non riuscì a trovare i denari necessari per andare avanti. Due mesi prima di morire stilò il suo testamento nel quale lasciava la casa di sua proprietà alla parrocchia per terminare la chiesa.
Questo atto fu determinante perché da quel momento iniziò una vera e propria gara di generosità che vide protagonisti tutti i parrocchiani, dal più povero al più ricco.
Come scrisse don Luciano Padovese “Il concetto di religioso nella nuova chiesa di Cecchini assume il senso della gioiosità, della chiarezza, della gioia, della spazialità” e “nella proiezione in altezza c’è quel senso tradizionale di una presenza dall’alto cui ci hanno abituato le aule gotiche delle cattedrali”. Infine le croci in vetrocemento e ancor più la croce che svetta all’esterno sono “segno della passione ma, in questa chiesa, sono segno piuttosto della resurrezione per quella natura di luce che ogni croce ha”.
In questi ultimi anni la chiesa è stata restaurata: sono stata installate nuove vetrate artistiche, è stato rifatto il portale d’ingresso e l’impianto elettrico.
Ora l’interno della chiesa è caratterizzato da un gioco di luci dominato dalla grande croce sul presbiterio che diventa un legame tra lo spazio interno e il cielo all’esterno.
Don Emanuele con don Franco Zanus |
Domenica 13 marzo, don Vittorio Brunello ha voluto far memoria di questi quarant’anni invitando alla celebrazione della Santa Messa proprio il parroco che l’ha portata a termine: don Franco Zanus che, nonostante i 92 anni d’età, ha condiviso con le molte persone presenti alcuni ricordi di quell’impresa con grande vitalità e simpatia.
Quasi un passaggio di testimone tra il giovane don Emanuele e l’anziano parroco, tra i molti giovani presenti e gli anziani che ricordano la grande sfida che il paese intero raccolse per innalzare una nuova casa al Padre dei cieli.
Don Franco condivide il suo album di ricordi |
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